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30 le sfere omocentriche

apparato letterario e scientifico, sotto il titolo: Theonis Smyrnæi Platonici liber de Astronomia, Parisiis, 1849. Nel capo XII di quest’opera, Teone, seguendo Adrasto, narra dei movimenti che gli astri erranti (il Sole compreso) hanno in latitudine; enumerando poi le digressioni massime di ciascuno dall’eclittica, dice1: «Il moto del Sole secondo la latitudine nello zodiaco, è affatto piccolo, in tutto una parte sopra 360». Con che è da intendersi, la digressione massima del Sole dalle due parti dell’eclittica essere di mezzo grado. E dopo indicate le digressioni degli altri pianeti, prosegue: «Ma la Luna e il Sole si scostano in latitudine dall’eclittica in modo eguale da ambe le parti, ed in ogni segno». Le quali ultime parole accennano al moto dei nodi dell’orbita lunare e solare sopra l’eclittica. Nel capo XXVII poi2, discorrendo dei periodi in cui la longitudine, la latitudine e la distanza del Sole dalla Terra ritornano ad esser le medesime, dice: «Per il Sole le restituzioni di longitudine, di latitudine, di distanza, e della così detta anomalia, sono tanto vicine fra loro, che ai più dei matematici sembrano affatto eguali, cioè di 365 ¼ giorni. Ma quei che considerano la cosa con maggior esattezza, credono, che il tempo della rivoluzione in longitudine, cioè del ritorno del Sole da un punto al medesimo punto, da un solstizio al medesimo solstizio, o da un equinozio al medesimo equinozio, sia circa quello che abbiamo già detto (365 ¼ giorni); onde avviene che il Sole dopo quattro anni ritorna alla medesima longitudine nella medesima ora del giorno. Il tempo della restituzione d’anomalia, durante il quale ritorna alla massima od alla minima distanza dalla Terra, alla massima od alla minima velocità apparente, alla massima od alla minima grandezza apparente, credono esser di giorni circa 365 ½; e dopo due anni ritornare il Sole ad esser da noi egualmente distante alla medesima ora del giorno. E il tempo della restituzione secondo la latitudine, cioè quello

  1. Theonis, Astr., ediz. Martin, p. 174.
  2. Ibid., pp. 260-262. Nei numeri 365¼, 365½ e 365⅛, il codice greco parigino impiegato da H. Martin per la sua edizione, conteneva alcuni errori, sulla cui evidente rettificazione H. Martin non ha alcun dubbio. I medesimi errori si trovano ad unguem ripetuti nei due codici, che dell’astronomia di Teone possiede la Biblioteca Ambrosiana di Milano, siccome ebbe la cortesia di verificare per me il degnissimo suo bibliotecario Antonio Ceriani.