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302 scientia

Flumina non lactis desunt, Fontesque Iuventae,
Divitat et campus mellibus Hybla suos.
Non tanta erravit regione agitatila Ulyxes,
Nec tenuit tantani natus Olympiadis;
Non Dionysiacos ululavit tanta triumphos,
Nec pressit tantam Martia Roma jugo,30
Quanta tibi tenui hoc prostat signata libello,
Spectatum quanta in nostra tabella dabit.
Quique laves studiis, Tu Vir clarissime, nostris
Gratum habeas parvum munus amicitiae;
Quae sermone Deûm excelso revelata fuerunt
Ne velis incultis spernere dieta notis.
Sic possis longos vitam perducere in annos,
Adsit et incoeptis grata Minerva tuis.
At mihi non desit caelestis gratia Musae,
Nec cesset votis esse benigna meis:40
Mysteria ignoti pateant pulcherrima mundi,
Carmine quae sacro concelebrare queam.
Tum, quae nunc rudibus studeo describere chartis,
Auratis tradam Calliopes fidibus;
Non me verbor m ars, faciet res maxima vatem
Celsaque Pieridum scaridere tempia dabit.

         Non vi mancano i Fiumi di latte, e le Fonti della Giovinezza, e l’Ibla vi arricchisce di miele i suoi campi.
         Non per sì vasta regione peregrinò il travagliato Ulisse, non sì vasta regnò il figlio d’Olimpiade;
         non sì vasta echeggiò al grido de’ trionfi di Dioniso, nè sì vasta soggiogarono i Romani generati da Marte,
         quanta a te davanti si spiega descritta in questo libercolo, quanta ti farà vedere il mio disegno.
         E tu, o nobilissimo Uomo, che indulgi ai miei studî, abbi grato il piccolo dono dell’amicizia:
         non voler disprezzare, dette in semplice linguaggio, le verità che furono rivelate dalla parola degli Dei.
         Così tu possa trarre per lunghi anni la vita e riconoscente Minerva ti assista ne’ tuoi lavori.
         A me frattanto non venga meno il favor della Musa celeste, nè ella desista dall’esser benigna a’ miei voti;
         si rendano manifesti i mirabili misteri del mondo ignorato e possa io celebrarli con sacro carme.
         Allora, quel che oggi tento di riprodurre in umili prose, affiderò all’aurea lira di Calliope:
         non me farà poeta l’arte del dire, ma l’altissima materia, che mi consentirà di salire all’eccelso tempio delle Pieridi.