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Pagina:Scientia - Vol. IX.djvu/93

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il principio di relatività e i fenomeni ottici 85

tore; la ipotesi di Einstein, secondo la quale la velocità della luce è una costante universale, qualunque sia il moto della sorgente o dell’osservatore. La prima ipotesi è conforme alla cinematica classica, ma non sembra confermata dai fatti; la seconda è incompatibile colla detta cinematica, ma le conseguenze a cui dà luogo sembrano accordarsi coll’esperienza.

4. La ipotesi di Einstein costringe a modificare profondamente le nostre idee sulle lunghezze, sui tempi, sulla contemporaneità, ed a costruire una cinematica più complessa dell’ordinaria; quest’ultima varrebbe solo in prima approssimazione per velocità piccole di fronte a quella della luce.

Le complicazioni portate dalle vedute di Einstein negli stessi concetti più elementari, sembrano così gravi a varî fisici illustri, da renderli diffidenti verso la nuova teoria. E la diffidenza può esser provvidenziale, giacchè il progresso della scienza impone che nessuna complicazione si accetti, finchè essa non sia dimostrata, necessaria, o per lo meno atta a fornire una visione sintetica di più larghi orizzonti.

D’altra parte è lecito chiederci se la posizione agnostica di fronte all’etere, con cui Einstein precisa il principio di relatività, soddisfi la nostra intuizione fisica.

Certamente la ipotesi che le proprietà di configurazione, i caratteri e le costanti fisiche dell’etere siano rigorosamente le stesse in tutto l’universo, conduce a ritrovare lo spazio assoluto, da cui tentiamo di liberarci. Ma di fronte a quella ipotesi di omogeneità assoluta, che ha un carattere puramente matematico, la fisica ci suggerisce una concezione di regolarità statistica, analoga a quella che la teoria cinetica ammette nei gas. Non potrebbero i caratteri dell’etere variare, sia pure in limiti ristretti, al mutare del tempo e della posizione nello spazio? Le leggi di una propagazione vibratoria in un siffatto mezzo avrebbero naturalmente un valore di media, e potrebbero dar luogo a scarti, i cui valori assoluti crescerebbero coll’estendersi del campo di osservazione.

Un’ottica fondata sopra ipotesi di questo tipo soddisferebbe ancora ad un principio di relatività, non già nel senso di Einstein, bensì analogo a quello che regge i fenomeni acustici nella nostra atmosfera. La relatività sarebbe anzi più completa, giacchè la stessa costante universale (velocità della luce) che nella teoria di Einstein sopravviveva al naufragio dell’assoluto, verrebbe qui sostituita da un valore di media.