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358 “scientia„


Il risultato a cui tale discussione ci ha condotti, è evidentemente assai importante, e getta una luce del tutto nuova su la più antica storia della novellistica indiana, dalla (piale trasse così ampio alimento la novellistica occidentale; ne vi sarà alcuno che voglia dubitare della necessità di ricorrere alle fonti pràcritiche per lo studio di questa immensa corrente letteraria che, uscita dall’India, attraverso la Persia si diffuse ad allagare tutta l’Europa.


Lo sviluppo e il fiorire delle novelle nell’India è in rapporto strettissimo con la vita religiosa del paese: esse servivano ai predicatori delle varie confessioni a dimostrare praticamente questo o quel principio, a raccomandare l’osservanza di questa o di quella norma di condotta. Di un simile mezzo di propaganda popolare si servirono soprattutto i Giáina e i Buddisti: e i testi religiosi dei primi, composti in pràcrito, e il canone dei secondi, scritto in pàli, sono miniere inesauribili di sempre nuovi documenti per la storia della novellistica. Specialmente importanti sono i jdtaka buddistici, 1 che del Canone sono una sezione ragguardevole e fra le più interessanti, non solo per la dottrina ma in generale per la letteratura e la cultura indiana e, sotto un certo aspetto, anche per la indo-europea. Jdtaka significa «nascita, esistenza». Ora, per i Buddisti, come per gl’Indiani tutti, la nostra vita attuale altro non è che una fase dell’immenso viaggio che ogni anima compie per il gran mare dell’essere, da quando cominciò la propria vita fino a (piando si sarà fatta degna di assurgere alla suprema pace del nirvana. 2 Anche il Buddha, uomo egli pure, passò attraverso un infinito numero di esistenze, prima di giungere all’attuale: vi passò, come vi passarono i suoi discepoli, i suoi uditori, tutti (pianti rivestono spoglie mortali. Ma egli è l’Illuminato, e i suoi occhi mor1 The Jdtaka, together icith its Commentar y, bcing Tales of the anterior Births of Cotanta Buddha, for the first time edited by V. Fausbòll, with and Index of proper Names etc. by D. Andersen. 7 voi. London, 1877-97. 2 Sebbene più oltre io ritorni siili’ argomento, voglio qui notare, a scanso di equivoci, che l’idea del nirvana, e non poche altre del Buddismo, appartengono al comune patrimonio religioso e filosofico dell’India, e non sono proprietà esclusiva di nessuna confessione indiana.