Pagina:Sella - Plico del fotografo.djvu/402

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380 procedimenti - parte prima.

Dietro alla testa della persona die posa si deve porre un appoggio ben sodo. Senza una tale disposizione, è quasi impossibile, che l’operatore possa conservare una sufficiente immobilità, principalmente quando si opera, con un oggettivo di un foco un po’ lungo. Non si deve mai avvicinare soverchiamente la camera oscura al modello, perchè l’immagine diventerebbe tras figurata, ed il ritratto, quantunque molto grande, sarebbe poco somigliante al modello. Con un oggettivo ordinario di 27 centimetri di foco la distanza minima tra il modello e la camera oscura dovrebbe essere di circa tre metri. Questa distanza si può diminuire, ed accrescere presso un oggettivo, la cui distanza focaie sia minore o maggiore di 27 centimetri.

3’ Tempo della posa — Ma tutti questi precetti sarebbero insufficienti, se il fotografo non si sovviene che la buona venuta del ritratto dipende dal tempo della posa Quando la posa è troppo breve, i dettagli non possono sortir bene, le ombre non possono rimaner trasparenti, ma rimangono sproporzionate, urtanti verso i lumi.

Il fotografo deve dunque guardarsi dalla tentazione di far presto. G ciò gli sarà tanto più facile, in quanto che il collodio non è propenso a solarizzarsi per una esposizione relativamente lunga, e che e3so è abbastanza sensibile da non richiedere una posa così lunga che il modello non possa ancora facilmente sopportarla; infatti 1 5 — 20 secondi è Io spazio di tempo che conviene d’ordinario. Il modello sarà compensato dalla maggior fatica del posare, il suo ritratto sarà di una ammirabile precisione di dettagli, le ombre naturali, l’espressione esalta e fedele, l’insieme di un ottimo effetto.

Per arrivare a una posa conveniente, il principiante troverà una certa difficoltà nel raggiungere il giusto punto voluto, onde il risultato sia il migliore possibile.

Se si considera però che tulle le quantità si rendono a noi sensibili a gradi solamente, direi quasi a salti, sarà agevole al fotografo lo indovinare dopo pochi esperimenti il tempo preciso che è necessario ad una buona posa.

L’esperienza insegna (e l’autore ha trovato la cosa esalta anche in altre circostanze, che è qui inutile il ricordare) che la differenza della quantità di impressione luminosa è impercettibile