Pagina:Sella - Plico del fotografo.djvu/486

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464 procedimenti - parte seconda.

Del resto si può concepire che la cosa deve essere cosi, •> sarebbe singolare se succedesse altrimenti. La prima acqua di levamento nello spazio di un’ora si impadronisce di quasi tutto l’iposolfito, e la seconda e la terza non hanno più che alcune traccie di sale da levare, le quali si sprigionano piu difficilmente, perchè inceppate nella pasta della carta, di modo che diviene indispensabile il prolungar l’azione dissolverle ancora per molte ore Stando la carta a nuoto nell’acqua del bacino, le combinazioni saline solubili si separano dalla carta per causa della lor maggior gravità specifica; quindi se nel frattempo si volta sottosopra alcune fiate la carta, il lavamento sarà più veloce.

La quantità del bagno fissatore, che, lavando la prova in questa maniera, può tuttavia rimanere aderente all’immagine, è in quantità estremamente piccola; e la sua susseguente azione non può più inquietarci, perchè è inetta a portare una perturbazione sensibile sul disegno.

Non giova prolungare di troppo il tempo del lavamento delle prove nell’acqua, perchè i bianchi di essa verrebbero ingialliti.

5’ Modo di riconoscere se il lavamento non è perfetto. — Quando si teme che nel seno della prova possa ancora trovarsi una quantità sensibile di iposolfito di soda per causa di un incompiuto lavamento, e che perciò non si osi ancora levarla dal suo contatto coll’acqua, si operi nel modo che segue: si estragga la prova, si faccia sgocciolare, e si faccia cadere le ultime goccie sopra di una soluzione dilungata di prolonilrato di mercurio. La presenza dell’iposolfito di soda si accuserà, producendo un precipitato nero. Con un altro modo più semplice si potrà riconoscere se il lavamento è sufficiente, cioè toccando colla lingua l’angolo inferiore della carta; imperocchè in questo caso si fa sentire un sapor dolce particolare. Ma questi due modi se indicano in alcuni casi un insufficiente lavamento, non sono abbastanza esalti per indicare un lavamento sufficiente.

G a Utilizzazione dei bagni fissatori. — Ilo detto in qual modo si può riollenere il cloruro d’oro quando la sua soluzione lascia cadere un nero precipitato, che è oro puro, o solfuro d’oro mescolato con solfuro d’argento. Si ottiene in altro modo l’argento