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Pagina:Sella - Plico del fotografo.djvu/503

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prove su lamina. 481

Quindi le equazioni che connettono queste quantità sono:

\ \ 1 f

H=-r

£ = 0’, — <1 ( )-"< 3 ) f t = ’>.— •} (3 f) "W Coi mezzo delle quali quattro equazioni le ignote quantità possono venire determinate.

Operazione IV.

Sviluppare f immagine.

Si porta al buio il quadro mobile della camera oscura che iochiude la lamina impressionata, si inserisce la lamina stessa nella cassetta a mercuriare. Col mezzo di una lampada ad alcool si riscalda il fondo della cassetta ove sta il mercurio, fino a che questo sia arrivato alla temperatura di circa -t- 60°, come si osserverà in un piccolo termometro posto nella cassetta stessa. Dopo un minuto 0 due si approssima il lume di una candela alla finestrina gialla dcH’islrumento, e si segue coll’occhio lo svilupparsi dell’immagine. Quando si giudica la prova abbastanza intensa, si estrae dalla cassetta, si esamina di nuovo attentamente, e se si stima sviluppala a dovere, si procede alla sua fissazione. In caso diverso, riponendo la lamina nella camera mercuriatrice, si prolunga l’azione dei vapori mercurei sino a che lo sviluppamenlo dell’immagine sia arrivato alla desiderata intensità e vigoria.

Il mercurio nel momento dello sviluppare l’immagine fa vedere se la sostanza accelerante, se il bromo venne dato alla prova nella giusta quantità richiesta. Una tinta grigia nebulosa accusa un eccesso di bromo, mentre i bianchi deboli, i neri troppo taglienti, senza semitinle, nc accusano una mancanza troppo grande.

In ogni caso il mercurio non dovrà essere umido per agir bene. La lamina nelle stagioni fredde non si dovrà introdurre troppo fredda nella cassetta mercuriatrice, perchè la differenza di temperatura farebbe si che verrebbe a condensarsi sulla lamina l’umidità dell’aria ambiente. L’operatore guarderà di non

3| Fotografili.