Pagina:Seneca - Lettere, 1802.djvu/17

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svariate scritture, e nel suo stringato volgarizzamento l’emulo di Tacito il coltissimo Davanzati, e il Casa ne’ suoi Uffizj e nelle sue Orazioni, e il Varchi e il Segni nelle loro Storie, e a finirla, passando sotto silenzio infiniti altri prodi Scrittori, il Caro nelle sue Lettere. A que’ bennati e gentili ingegni, che non lasciaronsi affatturare dal calice del neologismo, e che tenendosi dietro l’orme da’ grandi maestri segnate, non deviaron punto da quelle, sedotti dall’amor del Mirabile; a que’ bennati e gentili ingegni sien grazie, e ne riportino la mercè meritata. Senonchè la riporteranno sì, ed ampia riporteranla, quando, fatta una baldoria di tant’opere vergate nello spurio linguaggio, di cui parlammo, quelle solamente saranno in pregio, nelle quali appajata vedrassi alla sodezza delle cose la gioconda venustà della lingua.

Io so che alcuni rideranno maligni, e vorrannosi la berta del fatto mio, perchè con tanta serietà pongomi a ragionare del detrimento sofferto dal volgar nostro per le troppo carezzevoli accoglienze usate agli estranei idiomi, massimamente al francioso, che, per essere di men difficile apprendimento, si diffuse con più rapidità, che gli