Pagina:Seneca - Lettere, 1802.djvu/19

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no noja, qual la tedesca, qual l’inghilese, tutti la gallica lingua? Di questa ultima ambisce ognuno di mostrarsi intelligente; e, non che i dotti uomini, e i semidotti, non che le donne, alle quali dà grado la nascita, e l’educazione, la parlano, e la scrivono, la fante oggimai, lo staffiere, il cuoco, il bottegajo, il sarte, tutti fino a’ fanciulletti che ancor si scompisciano, fino alle più sdrucite zambracche amano di cincischiarne qualche paj’ di parole.

Io non sono sì bestia di prenderlami generalmente contra tutti coloro, che la francese favella coltivano, biasimando senza pietà chi allo studio di essa dà opera. Con quegl’Italiani la voglio, i quali, siccome parmi aver detto di sopra, pospongono a quella la lor propia, che non si vergognano di non sapere, o di saperla malissimamente. Sappia pur uno ogni genere di linguaggio, che ciò gli si attribuirà a loda, ma in ispezieltà il natio non ignori, anzi lo apprenda con solerte cura ed impegno, facendosi a conoscerlo per principj, e lontano tenendosi a tutt’uomo dalla fanghiglia del neologismo. Ciò otterrà dalla indefessa lettura de’ buoni Autori, e dalla ponderata e