Pagina:Seneca - Lettere, 1802.djvu/20

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matura meditazione delle lor opere più celebrate, dopo aver consegnate alla memoria, perchè ben le ritenga, le precipue regole grammaticali, senza cui e’ moverebbe tentone, ed a caso per lo vasto campo della lingua nostra doviziosissima. Non si dia a credere di poter impadronirsene in pochi mesi, come avvien della Gallica: un’impresa si è questa, al cui intero eseguimento sudare fa duopo per anni ed anni.

Ma a qual fine, dirannomi, raggrinzando il naso certi ricadiosi frinfini, a’ quali nulla, che non esca del lor cervello, par buono, a qual fin per gli Dei vuoi tu pedantescamente spacciare tanta saccenteria? Se’ forse d’avviso che le cose che ci narri sien nuove, o non piuttosto che le siensi le mille fiate dette, o scritte per altri? Non émmi ascoso che altri mi precorsero nell’aringo, e che per lo motivo stesso, ond’io agramente querelomi, menato hanno l’altissimo schiamazzo; ma avendo io gran voglia di rifriggere questa frittata, e di sfogar dal mio canto la bile, che contro i novatori sì fatti mangiami l’interiora, e avendola da un pezzo, non potei rattenermi dal darla per mezzo a cotestoro, procacciando così uno