Pagina:Seneca - Lettere, 1802.djvu/30

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lasciate. L’aver adito nelle superbe case de’ potenti, il tessere il catalogo de’ vecchi barbogi che non han reda, il poter assai nel foro, è un’invidiosa e breve potenza, e sordida anco, se vuoi giudicar il vero. Quel tale è meglio voluto nel foro, quell’altro m’avanza di provisioni nell’arte militare, e di dignità acquistata per questa via, e questi ha maggior moltitudine di clienti. Or ecco di quanta importanza è l’esser superato dagli uomini: io, pur che possa superar la fortuna, agli travagli della quale non son eguale, terrò che mi sia stata concessa maggior grazia. Volesse Iddio che tu già un tempo fa avessi avuto animo di seguir questo proposito; e che potessimo trattar della vita beata in altro tempo, che ora che siamo in faccia alla morte! Con tutto ciò non è nè anco questo tempo da perdere. Perciocchè molte cose ora crederemo all’esperienza, che per innanzi le averemmo tenute fuor di proposito, e contrarie alla ragione. Sproniamo, come quelli che si mettono tardi in viaggio, e vogliono racquistar il tempo colla prestezza. Questa età è molto a proposito a questi studj. Perocchè ella ha già contrastato, già ha stancato almeno, se non ha potuto vincere i vizj nel primo fervor della gioventù: et ora non vi manca troppo ch’ella gli sterpi. E quando, mi dirai, in che cosa ti potrà apportar giovamento alcuno questo che impari ora che sei nel fine? In questa: A farmi uscir di questa vita miglior ch’io non sarei. Or non t’immaginare che altra età sia più atta a formar la mente buona, di