Pagina:Senofonte L Economico tradotto da Girolamo Fiorenzi Tipografia Nobili 1825.djvu/106

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castaldi li ammaestro anche a divenir diligenti. E come? dissi. Questo mi pensava che per niun modo si potesse insegnare. E in fatti, o Socrate, non si può già insegnarlo a tutti quanti. A quali adunque, dissi, si può? Fammeli chiaramente conoscere. In primo luogo disse, o Socrate, quelli che non sanno temperarsi dal vino, non potresti mai per alcuno ammaestramento renderli diligenti, perchè l’ubriachezza farebbe loro dimenticare quello che far debbano. Solamente adunque quelli che sono intemperanti nel vino non possono divenir dilìgenti, o ve n’ha altri che pure nol possono? Certo, disse Iscomaco, che ve ne sono degli altri, tali sono i troppo inclinati al sonno, perchè dormendo, nè potrebbero fare le cose che bisognano, nè procurare, che altri le faccia. Or bene, dissi, questi soli non potremo accostumarli a usare quella diligenza, che si richide, o vero anche altri oltre a questi? Parmi anche, rispose Iscomaco, che a qualunque sia vago di attendere agli amori, impossibil cosa ti si renda il fargli di altro aver pensiero, che di questo; poichè non potresti mai trovare nè alcuna speranza, nè alcuna cura che più de’suoi amori lo alletti, nè quando abbia trasandato quello che doveva fare, niuna pena potrebbe parergli più grave, quanto il venire ne’suoi innamoramenti impedito. Coloro adunque che conosco esser tali, io li lascio senza far nè meno prova