Pagina:Senofonte L Economico tradotto da Girolamo Fiorenzi Tipografia Nobili 1825.djvu/69

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a quello di buono, chiunque vedeva che bello fosse ad esso mi accostava studiandomi di scoprire se trovassi quivi al bello attaccato il buono: ma non mi avveniva egli così, anzi mi parve di scorgere, che alcuni che belli erano nell‘aspetto, tristi erano al tutto nell’animo. Lasciato adunque di riguardare più oltre il bello pensai di dovermene andare a dirittura da alcuno di quelli ch’erano detti belli, e buoni e perchè aveva già udito, che Iscomaco da tutti, e uomini, e donne, e stranieri, e cittadini veniva chiamato bello, e buono, mi deliberai di trovar modo d’intertenermi con esso.


CAPITOLO VII.


Veggendolo adunque un giorno seduto nel portico di Giove Liberatore, e sembrandomi essere ozioso, me gli accostai, e assisomi a lui vicino, gli dissi: come è, o Iscomaco, che tu, il quale non molto sei solito a startene ozioso, ora qui ti siedi senza far nulla? Perocchè per lo più ti veggio occupato in alcuna cosa, o almeno non rimanertene, come or fai, così affatto ozioso nel foro. Nè anche ora, rispose Iscomaco, mi ci vedresti, o Socrate, se non avessi appostato con alcuni ospiti di attenderli qui. Quando poi non ti accade di dover fare


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