Pagina:Senofonte L Economico tradotto da Girolamo Fiorenzi Tipografia Nobili 1825.djvu/99

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la felicità, e ad altri no; prima di tutto incomincio dal far voti, e suppliche ai Numi. Di poi mi studio di conseguire, per quanta le mie preghiere me l’abbiano potuto meritare, e salute, e robustezza di corpo, e riverenza nella città, e benevolenza di amici, e salvezza in guerra senza macchia di viltà, e ricchezza che si vada sempre accrescendo, ma con orrevoli e giusti modi. Questo udendo io, dissi: ti sta dunque a cuore, o Iscomaco, il divenire ricco, e l’acquistarti molte facoltà, onde avere poi per quelle molti pensieri, e molte faccende? Certo, rispose Iscomaco, che al tutto mi sta a cuore ciò, di cui m’interroghi, perchè parmi assai buona cosa il poter onorare sontuosamente gli Dei, il sovvenire gli amici di quello che hanno bisogno, e il provvedere per quanto è in me, che la città non manchi dello splendore delle ricchezze. Veramente, diss’io, tutte queste cose che mi racconti, o Iscomaco, e buone sono, e proprie di una persona, che abbia grande potenza. E come no? Poichè fra gli uomini moltissimi ve n’ha, i quali non possono vivere senza l’altrui soccorso, molti altri i quali sono ben contenti se possono procacciarsi quanto basta a sostenere la vita: coloro poi i quali non solo hanno ciò che si richiede a fornire ai bisogni delle loro case, ma tanto anche gliene sopravanza da adornarne la città, e da soccorrerne gli amici, come non dovranno questi essere riputati di