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meno di un giorno 195

— Ti sta bene quest’abito. È anche troppo attillato.

— Lo feci fare a Milano prima di partire, e in campagna non lo mettevo mai senza mandarti un sospiro di desiderio. Ho tanto patito, sai, di non poterti vedere questo eterno mese.

— E t’hanno detto bella anche in campagna, non è vero?

— Non lo so. Mi basta sentirlo dire da te.

— Eppure, sii schietta, te l’hanno detto.

— O Dio, avresti voluto che paressi proprio la befana?

— Vorrei, confesso, che non ti dessi tanta briga di piacere alla gente.

— Sai che non m’importa di piacere ad altri che a te, a te solo, a te che sei un cattivo egoista. Se ti dicessero che sono brutta o che mi vesto senza garbo dorrebbe pure alla tua vanità.

— Certo.

— E vorresti che fossi tanto stupida da non avvedermi che non sembro nè goffa, nè brutta?

— Te n’avvedi e te ne compiaci.

— Dunque sono una civetta, — e ritirò la sua mano dalla mia.

— Perdonami, Matilde. Io sono, lo sai, una bestia fastidiosissima. Tu invece sei la più buona, la più angelica creatura di questo mondo. Perdonami: ti amo tanto! —

Ella continuava a guardare i campi, strin-