Vai al contenuto

Pagina:Senso.djvu/237

Da Wikisource.

il demonio muto 235

fiacco, stende le membra, s’adagia, s’impadronisce di una stanza, dell’altra, e riesce ad occupare tutta quanta la casa della nostra coscienza. La nostra coscienza diventa allora un inferno. Tutto sta dunque nel guardarci dentro e nel trovare il nostro mortale nemico, quand’egli è ancora quasi impercettibile: tutto sta nel cacciare via subito il piccolo Demonio muto.„ Ma il Santo cangiava voce. Da dolce e insinuante ch’era in principio, diventava aspra, violenta, terribile. Parlava sul Demonio muto delle coscienze già infami: delle donne empie, degli uomini perversi, che occultano un peccato obbrobrioso. Terminò tuonando, sicchè la chiesa rimbombava: “Furti, assassinii, inganni, sacrilegii, lordure d’ogni specie, venite fuori dal petto di voi che m’ascoltate, entrate nelle mie orecchie; e salga il vostro rimorso e il vostro pentimento a Dio. Dio è misericordioso!„ Il popolo si gettava per terra e, piangendo, gridava: — Pietà, pietà! —

La vecchia, già stanca, sedeva nel mezzo della strada, e ormai l’oscurità era così fitta, ch’io appena distinguevo il corpiciattolo bruno. Sembrava che la voce uscisse da sotto terra. Cominciai a sentirmi de’ brividi nelle membra, poichè tirava un vento fresco, il quale faceva stormire le foglie e produceva dei fischi e come degli ululati lamentevoli e strani. Neanche un lume lontano; neanche una stella. Il suono fesso delle parole della vecchia che ricominciava: