Pagina:Sentenza Tribunale di Milano - Caso Mills.djvu/163

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alcune delle questioni postemi. Mi riferisco, in primo luogo, al preciso contenuto della mia conversazione con il Dottor Berlusconi in occasione del mio incontro con lui ad Arcore nell'estate del 1995; in secondo luogo, al contesto storico/ambientale in cui mi sono reso disponibile a prendere responsabilità per la società Horizon. L’una e l’altra questione, correlate, sono state oggetto di un interrogatorio più che sommario davanti a Greco ed in Tribunale”.

Egli, nel novembre 1996, si era recato dal P.M. Greco temendo di non esser considerato un professionista “che aveva reso soltanto delle prestazioni professionali” ed aveva reso dichiarazioni spontanee, senza avvertire i suoi clienti di Fininvest, che avevano “soddisfatto” il P.M.

I difensori degli imputati, nel corso dei processi in cui egli aveva deposto, avevano contestato che potesse assumere la veste di testimone anziché di imputato, manifestando “una forte animosità” nei suoi confronti. Vanoni e Messina “fecero persino fatica a salutarmi”.

Dopo il 1996 aveva avuto contatti, non frequenti, con il solo Alfonso Cefaliello (che non era imputato), responsabile del reparto offshore di Fininvest, in relazione alle attività di quelle società. Con Candia Camaggi aveva avuto sporadici contatti, di natura solo amichevole.

Aveva visto Vanoni solo per mezz’ora una volta a Londra nel 1999.

Mills dichiarava di aver “già avuto modo di fornire le dovute spiegazioni al fisco inglese” rispetto all’importo di 144.000 sterline, risultante dal suo conto presso CIM e pervenuto dal conto clienti di Withers, accantonato “su mia iniziativa, al fine preciso di far fronte agli inevitabili costi che le diverse procedure giudiziarie in corso avrebbero inevitabilmente comportato”.

Aggiungeva di non aver alcuna pendenza in corso con il fisco inglese in relazione a somme ricevute da Fininvest, con cui aveva avuto solo rapporti di natura professionale, da cui “non era mai stato addomesticato o <comperato>”.

Ribadita l’insussistenza delle accuse di frode fiscale e riciclaggio, specificava di aver costituito attraverso CMM “un complesso sistema di trust e società”, fra cui Principal Network, Century One e Universal One, che però non aveva mai gestito, e rispetto alle quali non aveva mai avuto poteri decisionali, pur avendo firmato alcuni contratti di compravendita di diritti, senza pensare che potessero essere anomali né conoscere il loro uso effettivo.

Non aveva neppure concorso alla indicazione di costi fittizi nei bilanci di Mediaset, rispetto ai quali non aveva alcun ruolo; non aveva più prestato attività per Fininvest dopo il 1996; non aveva mai percepito di partecipare alla commissione di attività illecite; non aveva mai avuto a che fare con la gestione dei conti da cui erano state sottratte ingenti somme (fatto alla base dell’accusa di riciclaggio), avendo solo firmato un atto formale di procura a favore di Del Bue, che su quei conti agiva uti dominus.