Pagina:Sentenza Tribunale di Milano - Caso Mills.djvu/90

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Appunto, “è straprovato da tutte le carte in giro”, asseriva Mills: pertanto egli non poteva dire in modo eclatante il falso, poteva soltanto, con i suoi “tricky corners”, aggirare le domande più insidiose, evitando sempre di rispondere in particolare alla domanda “di chi sono queste società?”. Con le sue parole imprecise, e tali furono anche nel processo c.d. Guardia di Finanza, egli costringeva i giudici a procedere per via induttiva (addirittura suggeriva ai giudici di procedere in tal modo nel processo 3510/96 + 3511/96): ma proprio la carenza di prova certa sul punto determinava, nel processo n.1612/96, l’assoluzione di Silvio Berlusconi in secondo grado ed in Corte di Cassazione, sulla base di considerazioni in diritto, di una diversa valutazione giuridica della rilevanza probatoria degli indizi e degli asseriti moventi.


Peraltro, come si vedrà meglio nel prosieguo1, Mills stesso ha dichiarato che le società offshore di Fininvest erano state costituite su diretto ordine di Silvio Berlusconi, e ha sostanzialmente ammesso il suo stretto rapporto non solo con i dirigenti Fininvest, ma con Silvio Berlusconi stesso.

Anche l’esame della vicenda Century One e Universal One dimostra quanto sopra, contemporaneamente rendendo evidente la voluta reticenza delle deposizioni testimoniali di Mills.

  1. Basti qui richiamare la lettera del 4 maggio 2004 di Sue Mullins allo SCO e la frase pronunciata da Mills nel corso dell’incontro del 22 luglio 2004 con i funzionari di Inland Revenue, vale a dire che l’intera vicenda oggetto dell’indagine fiscale “originava, come più volte detto, dalla costituzione, su diretto ordine di Silvio Berlusconi, delle società offshore del gruppo Fininvest, destinate all’acquisto ed alla commercializzazione dei diritti televisivi e cinematografici, materialmente gestiti da Carlo Bernasconi per conto di Berlusconi”. I documenti saranno esaminati nel capitolo relativo alla “confessione” di Mills.

    E ancor meglio nella confessione ai P.M. del 18 luglio 2004 (pag. 7 del verbale): “nei casi in cui le società appartenevano formalmente a Gironi, è chiaro che Gironi in quei casi rappresentava direttamente Silvio Berlusconi e non Fininvest”.