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Annita, che voi mi avete rimesso e che restituisco al medesimo.
Rivolto a me dissemi, ti prego narrare il fatto avvenuto di mia liberazione ed io ben volentieri narrai in brevi parole i fatti più salienti di quel memorabile episodio.
Volle il Generale che io ed il mio amico accettassimo una colazione, che ci fu immediatamente servita in un tavolo accanto al letto dell’Eroe. Egli restò dolente di non potermi presentare ai propri figli Menotti e Ricciotti, che si trovavano in quel giorno a Genova, e faceva preghiera a noi di rimanervi fino al giorno dopo per fare ad essi la nostra presentazione. Noi ci scusammo di non potere accettare l’invito così onorevole, poichè io dovea immediatamente restituirmi sui lavori che non mi permettevano un’assenza più prolungata.
Congedatisi dal Generale, sortimmo dalla camera, e ci trovammo sorpresi dal vedere riuniti tutti i giovani garibaldini, che messi in completa uniforme ci accolsero con una salva di applausi, e fraternizzando con noi come se vecchie amicizie esistessero, ci abbracciammo, ci baciammo, ed io quasi sollevato di peso da essi, dovei seguirli al caffè dell’Ussero, ove vollero rinnovare la dimostrazione di gratitudine che essi sentivano per me, e per quanti avean contribuito al salvamento di quell’importante personaggio.
Lasciati, sebben con dispiacere, i seguaci del valoroso loro Duce, ritornammo io e Franceschini ai nostri luoghi, e da quell’epoca in poi io non ebbi più la fortuna di rivedere quel sembiante, che ho sempre impresso nella mente e nel cuore.
Castel Franco di Sopra, li 20 Agosto 1882.
Ing. ENRICO SEQUI.