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118 all’erta, sentinella!

come una sveglia, mentre la voce della risposta era tranquilla, pacata, quasi serena nella fiducia della sorveglianza. La quiete era così profonda in quella notte! Solo, verso le due, nel colmo cioè della notte, la sentinella che guardava l’angolo più acuto dell’isola, verso Pozzuoli, trasalì. Essa non aveva inteso rumore, ma, come una scossa elettrica le aveva detto che la solitudine, intorno, era percorsa da un uomo o da un animale. Talvolta, in una camera oscura, o in un cortile o in una strada, o in una campagna dove siete perfettamente certo di esser solo, si acquista, di un tratto, la certezza materiale che vi è qualcuno, intorno: non vedete, non udite nulla, ma sentite che uno spazio vuoto è ora occupato da un corpo. Così la sentinella. Aguzzò gli occhi, sull’ombra, ma non scorse nulla. Credendo che fosse la sentinella del posto vicino, che venisse a chiedergli un fiammifero per accendere la pipa, disse, assai sottovoce:

— Chi va là?

Non ebbe nessuna risposta. Crollò il capo, credendo di essersi ingannato. Ma era un calabrese avvezzo a camminare di notte, per cattive strade, guardandosi dalle sorprese; e continuò a sorvegliare facendo qualche passo, cautamente, intorno alla garitta. Di nuovo, una quiete profonda. Ma non era passata mezz’ora, che per la seconda volta, precisamente, ebbe la nozione di qualcuno che si muoveva, a trenta passi di distanza,