Pagina:Serao - All'erta, sentinella!, Milano, Galli, 1896.djvu/90

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76 all’erta, sentinella!

cui tutti noi la daremmo ancora, tutti, tutti, i superstiti e i nuovi, i vecchi e i giovani, poichè questo grande sogno dell’unità, ecco, si va avverando, con una nuova e più forte realtà! Oh, Venezia, Venezia! Eravate il dolore della patria che vi piangeva, non morta, ma rubata, eravate il suo cruccio, voi bella, voi grande, voi gloriosa, voi miracolo dell’arte e della fortezza italiana, nelle mani del nemico! Nessuno vi poteva nominare senza piangere nell’anima, tutti i cuori volavano a voi, e le nostre donne portavano sul petto le collane di perle nere che si chiamano lacrime di Venezia! E oggi nessuno pensa a voi, senza fremere di tenerezza, nessuno dice il vostro nome, Venezia, senza sentirsi profondamente felice di esser soldato, di esser italiano!

Un grandissimo mormorio di approvazioni corse fra gli ufficiali e i soldati. La bandiera si agitò nelle mani del portabandiera. I galeotti guardavano, a capo scoperto, taciturni, pensosi, come se aspettassero.

— Io credo, — riprese a dire il capitano Gigli, più lentamente, — che voi tutti, impiegati civili, funzionarii, voi che lavorate oscuramente, ma degnamente per la nostra patria, voi che non sdegnate, poichè ogni servizio nobilmente inteso è nobile, di stare agli ordini della giustizia punitiva, credo che voi, patriotti, italiani, venuti da tutte le provincie italiane, in questo eremo che è anche