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all’erta, sentinella! 81

Attaccata a un alto palo era stata formata, a tre colori, tutta di lampioncini, la stella d’Italia. Ci erano volute due o tre ore di lavoro, per mettere al posto l’illuminazione e i galeotti coi soldati avevano fraternizzato, salendo sulle scale, comparendo nei vani delle finestre, arrampicandosi come scoiattoli, portando in giro le tavole lunghe coperte di lampioncini già accesi, tirando su, dai secondi piani, le canestre piene di lampioncini. Non si udivano che allegri gridi di richiamo, che risate lunghe, quando un galeotto o un soldato scivolava o cadeva, lungo l’arco di un portone; un frastuono giocondo che finiva in un grande scoppio di applausi, quando tutto un lato di una casa compariva illuminato. Alle otto di sera tutta l’isola scintillava come un gioiello sorgente dal mare: e pareva una immensa galleggiante che se ne andasse placidamente per il golfo, in una serata di festa, tutta luminosa, nei patriottici colori che gittavano le loro chiare tinte vivaci e liete sul biancore degli edifici e sulla nerezza della campagna; una galleggiante luminosa donde uscivano, nel silenzio della notte, canti e suoni.

Difatti la musica era incominciata alle otto: era la musica dei soldati residenti a Nisida: mancavano cinque o sei musicanti, ma li avevano richiamati da Napoli, dal quartiere di Pizzofalcone, appositamente, per quella sera.. La musica si era messa sulla piazza, dove intorno a essa si erano

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