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Pagina:Serao - Fantasia, Torino, Casanova, 1892.djvu/323

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parte quinta 315


— O cara, cara, cara — mormorava Andrea, cercando di abbracciarla.

Ella si sciolse e ridendo ironicamente, gli disse:

— Sapete che la nostra posizione si trova nella Madame Bovary? È un romanzo di Flaubert.

— Io non l’ho letto. Come puoi essere così cattiva a dirmi queste cose?

— Gli è che noi facciamo del dramma borghese o del dramma provinciale, che vale lo stesso.

— Non so niente io: so che ti amo.

— Era tutto quello che volevi dirmi? — domandò lei ghignando.

— O Lucia, sii umana. È vero che io ho perduto ogni spirito, ogni dignità: ma è per amore di te. Pensa quanto ho sofferto in questi tre giorni. Volevo andare a buttarmi dai ponti della Valle, per la disperazione.

— Chi dice di voler suicidarsi non lo fa.

— Ma se ti amo, non voglio morire. O cattiva, non mi hai dato un solo bacio.

— Non vi sono più baci pel nostro amore — sentenziò lei.

Vestita di nero, col velo ancora abbassato, nell’ombra verde delle tendine, senza che si vedessero nè i piedi nascosti sotto la gonna, nè le mani nascoste sotto i guanti, senza un filo di bianco nella sua persona, ella aveva una apparenza tragica. Un vivissimo senso di paura fe’ trasalire Andrea e gli parve di essere perduto, irresistibilmente perduto, per una strega maligna. Ma come ella si mosse e il noto profumo d’ambra