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si svolse nel piccolo ambiente, quella vivezza di paura scemò, scomparve.

— Che hai? — disse lui, non trovando nulla da dire, disanimato, vedendo svanire i suoi progetti.

— Nulla.

— Mi ami?

— Ti amo — fu la risposta glaciale di Lucia.

— Quanto?

— Non lo so.

— Perchè hai detto che non vi sono più baci pel nostro amore?

— Perchè tu sei come Siebel, maledetto da Mefistofele. Siebel non poteva toccare un fiore, senza che avvizzisse e morisse. Tu mi hai baciata e io avvizzisco e muoio. Non vi sono più fiori per Margherita, non vi sono più baci pel nostro amore.

— Ho compreso — disse Andrea, ma era trasognato, addolorato.

— Era questo che ti volevo dire. Noi dobbiamo lasciarci.

— No — gridò Andrea, in collera.

— Sì: è la dura legge del dovere che lo impone.

— Il dovere è una cosa, l’amore è un’altra.

— Appunto per questo. Ami tu Caterina?

— Amo te — e chiuse gli occhi.

— Ebbene, sei più felice di me, io amo Caterina, io amo Alberto: sono per me due esseri adorabili.

— Tu ami troppe persone — osservò lui, amaramente.

Cercò prenderle una mano; ella si schermì. Fuori,