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parte quinta | 367 |
— Non avevo sonno — rispose semplicemente Caterina.
— Volete da colazione?
— No.
— Vi porto almeno il caffè — Portami il caffè.
Le lagrime erano finite, ma gli occhi le abbruciavano vivamente. Passò nello spogliatoio e se li lavò con l’acqua fresca. Anzi immerse tutta la testa nella catinella, provando un grande refrigerio in quella impressione di freschezza. Giulietta, col caffè, la trovò ancora a prendere quel bagno.
— È venuta la cameriera del signor Sanna. Il povero signore ha farneticato tutta la notte: questa mattina, in salute vostra, ha buttato un’altra volta il sangue. Dice la cameriera che è uno spettacolo da piangere. Come ha potuto succedere, Madonna mia, questo brutto fatto!
Caterina le alzò in volto gli occhi freddi e severi e la guardò. Giulietta, intimidita, tacque.
In cucina, poi, essa disse al servitore, al cocchiere e al cuoco:
— La signora è femmina, come ce ne stanno poche. Vedrete che sopporterà questa disgrazia con coraggio.
— E che ha da fare? — soggiunse il servitore. — Se stava bene il signor Sanna, era ben fatto se fosse andata a stare con lui.
— Sst! zittì il cuoco — la signora non è femmina da questo. La conosco io, che l’ho in pratica. Non lo farebbe.