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Mario Felice 93


fumo bizzarro che riempiva l’aria. Per essi era rosso e affascinante il fiore dell’amore: ma pieno di una profonda amarezza, ma contenente un tossico invincibile.

— Mi vuoi bene? — chiedeva la donna a Mario Felice.

— Tu lo sai, — egli rispondeva, con una lieve contrazione penosa sul volto.

— Non lo so, non lo so, dimmi se mi vuoi bene, — insisteva lei agitata.

— Non domandare, cara, — continuava a rispondere Mario Felice, con una crescente impressione dolorosa.

Ella taceva. Ma queste erano le risposte dei buoni, dei rarissimi giorni, erano le risposte date solo tre o quattro volte, nel lungo e combattuto loro amore: ella conservava preziosamente queste risposte, che le parevano ispirate da un’immensa tenerezza. Quasi sempre alla monotona domanda, alla domanda persistente di lei, a quelle ansiose, affannose parole che erano il costante ritornello di quel cuore femminile, mi vuoi bene, mi vuoi bene? egli non rispondeva che con un sorrisetto fra l’ironico e il pietoso, come se gli fa-