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214 Il convegno


intieramente, con le gengive roseo-smorte, con quegli occhi castani dove si mescolavano così perfidamente e trionfalmente la malizia e la dolcezza, agitando la testina, mostrando il piccolo orecchio roseo-tenero sotto l’arco nero dei morbidi capelli che erano moltissimi e pure si chiudeano, per la finezza, in un pugno. Anch’ella aveva l’aria di non vederlo: ma lentamente, senza far mostra di nulla, Paolo e Maria si avvicinavano, scambiavano con semplicità, con disinvoltura qualche saluto. Poi, sedevano vicino. Egli taceva, spesso; ella parlava con lui, o con qualche altro, vivacemente. Egli ne udiva la voce, un po’ infantile, un po’ interrotta, talvolta, da improvvisi languori di creatura debole che si esalta e si accascia facilmente: e ne adorava la voce. Egli le guardava le mani fini, magrette, lunghette, con le unghie così lucide che parea scintillassero, con gli anelli gemmati che ella, nervosamente, passava da una mano all’altra, cambiandoli sempre di posto: ed egli adorava quelle mani. Ella gli parlava e rapidamente, un po’ sorridendo, un po’