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La piccola Maria 229


vide innanzi a sè il vano nero: e vi entrò: quasi, vi si precipitò: e la porta si richiuse, dietro a lui, con un bizzarro fragore.

Ah quando egli fu dentro, nell’oscurità, nel silenzio, e quando gli ebbe fatta un po’ di luce, con le mani tremanti che tentavano accendere la candela e quasi non vi riuscivano, quando gli ebbe dato uno sguardo intorno, egli richiuse gli occhi, per non vedere, e si lasciò cadere, sfinito, sopra un divano, nascondendo la faccia fra le mani. Fra un’ora ella doveva qui venire, la diletta. Ma come tutte le cose parlavano di lei, prima, sempre, parlavano alto, insieme, di lei, solo di lei, dell’amore, del solo amore, dell’unico amore, che era lei! Qui, sulla spalliera del divano dove egli appoggiava la testa, ella soleva appuntare gli spilloni del suo cappello, per ritrovarli subito, quando voleva scappar via: e ancora vi era un mezzo spillone, rotto, nella fretta di strapparlo. Ella sarebbe venuta, più tardi, cara, piccola, affascinante: ma ella era già là, in quella fotografia sul tavolino, nella