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228 Il convegno


mai. La casa era chiusa da un anno. Anche Maria aveva una chiave. Ella, certo, non vi era tornata, mai. Ma vi sarebbe andata oggi, lo aveva avvertito, ed egli, vinto il terrore di ritornare colà, vi andava con l’ebbrezza dell’amante felice, le cui braccia già si stendono all’abbraccio, le cui labbra già si protendono al bacio.

Pure, innanzi al portone, ebbe un singolar trasalimento. La sua emozione era diventata acuta e il respiro gli mancava. Era quasi sera, già. Faceva freddo, ma egli affogava di fiamme che gli invadevano il sangue. Non intese mai come fosse salito, a quel terzo piano. Quando fu innanzi alla porta, vacillò. Il suo amore lo faceva agonizzare prima del tempo, dunque? E che sarebbe stato, fra un’ora, alle cinque, quando Maria, Maria sarebbe entrata da quella porta e gli sarebbe caduta nelle braccia? Vacillando, egli mise la chiave nella serratura; questa stentò ad aprirsi. Pensò, un istante che gli parve lunghissimo, eterno, che quella porta non si sarebbe aperta mai. Ma si schiuse: egli