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112 | per monaca |
quel piccolo essere, senza protezione, senza difesa, buttarsi nella lotta dove tante erano le probabilità di essere calpestata:
— Scrivimi, Olga, scrivimi, non ti dimenticare.
— Sì, sì, scriverò.... — diceva l’altra, parlando come in sogno, con le labbra tremanti e gli occhi che non potevano piangere.
— Coraggio, Olga mia, coraggio e saldezza, — le disse all’orecchio Elfrida Kapnist, — allora nulla sgomenta.
— Buona fortuna, Elfrida, — rispose la sposina, appoggiandosi allo sportello, presa quasi da uno svenimento.
A lei si accostò Angiolina Cantelmo, e le due ragazze si guardarono un momento, un’occhiata così intensa e profonda che le labbra non trovarono altro da dire: Angiolina teneva strette le manine di Olga nelle sue mani magre, quasi le volesse comunicare magneticamente le dolci cose che avrebbe voluto dirle. Le mancava la voce:
— La Santa Vergine.... — arrivò a dire, fievolissimamente.
— Oh Angiolina. — balbettò la sposina, quasi interrompendola.
E finalmente le lagrime le sgorgarono dagli occhi, ella pianse in silenzio. Eva Muscettola strinse Olga fra le braccia, sentendola piangere sulla sua spalla, dicendole:
— Ricordati che ti vogliamo bene, sempre, sempre; te ne voglio tanto, Olga mia.... —
La campanella suonava.