Pagina:Serao - Il romanzo della fanciulla, R. Bemporad & figlio, Firenze, 1921.djvu/147

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aveva trent’anni, la seconda venticinque, la terza ventidue, erano belle, eleganti, educate benissimo, ma il vederle tutte tre insieme, zitelle un po’ emancipate, che amministravano la propria fortuna, che avevano un certo fare virile, che si accentuavano in certe acconciature esagerate, che sfoggiavano brillanti, i fidanzati sparivano. Esse erano generose e buone, ma certo invidiavano qualche povera ragazza senza un soldo che si maritava a diciotto anni: spendevano largamente, ricevevano, non avendo madre, ma non riuscivano. Era con loro Matilde Cipullo, maritata Tuttavilla, la grande impresaria di matrimoni: una bella donna borghese che era scappata con un nobilotto spiantato e che vivucchiava maluccio, ma andava nell’aristocrazia. E così, per gusto, per bontà, per ozio, per furia di pettegolezzo, ella si occupava alacremente di matrimoni, ella ne aveva sempre due o tre imminenti, combinati da lei, tre o quattro in progetto, ella fantasticava di maritare tutte le ragazze di sua conoscenza, con tutti i giovinotti che conosceva e non conosceva. Le ragazze e le mamme l’adoravano: ella passava la giornata in colloqui, correva da una casa all’altra, rappattumava le coppie che si portavano il broncio, si buttava fra tutte le madri, assaliva ferocemente tutti i celibi. Ora, ella voleva maritare le sorelle Cafaro, che erano della sua provincia, ma non ci riusciva, non aveva da offrire dei partiti rispettabili, quelle ragazze erano troppo ricche: mentre una poveretta, come si collocava facilmente con uno spiantato, e dopo, dopo si trovava sempre mezzo di andare innanzi! E tutte la conoscevano Matilde Tuttavilla, tutte la salutavano, ella si era fer-