Pagina:Serao - Il romanzo della fanciulla, R. Bemporad & figlio, Firenze, 1921.djvu/255

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venticinque, fra cui Emma Demartino, dicevano irregolare, Cristina era troppo giovane. Le tre sorelle Capitella avevano ciascheduna centocinquantamila lire di dote; le due Roccatagliata, centomila lire; Clelia Mesolella, sposa di un anno, ne aveva portate duecentomila; Felicetta de Clemente aveva trovato mezzo milione in casa del giovane marito, talchè il balcone del Municipio, il più ricco come doti passate, presenti e future, era l’oggetto di molti sospiri maschili e femminili. Le due spose Clelia e Felicetta, scintillavano di gioielli.

Anche il balcone del marchese Tarcagnota, esponeva tre grandi doti di centocinquantamila lire, nelle persone delle tre sorelle Tarcagnota, ragazze, uscite dal primo Educandato di Napoli, aristocratiche, superbe; ma le tre ragazze erano afflitte da una tale pinguedine enorme e crescente, quella grassezza loro era così soffocante e ridicola, che tutti i belli spiriti di Santa Maria se ne burlavano. Quella sera, esse erano tutte orgogliose di poter ricevere la vecchia duchessa di San Demetrio, che era venuta dal suo castello di Recale, e il loro balcone brillava nobilmente di dodici lumi a moderatore. Ogni tanto, in quel chiarore, un fagotto si profilava, una guancia grossa, quasi gonfia, si delineava, una curva possente di spalla si arrotondava, un braccio corto, grosso che pareva dover fare schiantare la manica, si agitava; era una delle ragazze Tarcagnota, che si moveva.

Ma il gran movimento era sui cinque balconi di Rosina Sticco, la novella sposa: Rosina, la primogenita delle sette sorelle Astianese, si era maritata la setti-