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Pagina:Serao - Il romanzo della fanciulla, R. Bemporad & figlio, Firenze, 1921.djvu/257

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tile, un po’ anemica, la ragazza sentimentale dagli occhioni un po’ bruni e dalla testina languente.

Come arrivava gente, Rosina Sticco si faceva sempre più serena, affettuosa, nella bonarietà naturale e pacata delle giovani spose; come arrivava gente, ella chiamava suo marito, con maggior dolcezza:

— Vincenzino? Vincenzì? —

Le ragazze, in su e in giù, dai balconi, al salone, all’anticamera, alla stanza da letto, guardavano tutto curiosamente, con un sorriso enigmatico, leggermente turbate da quell’ambiente matrimoniale che era la realtà de’ loro sogni. Certo non vi erano sei giovanotti, come Vincenzino Sticco, dentro Santa Maria: ma le sei sorelle Astianese erano sicure di maritarsi meglio della prima: Emilia sognava di stabilirsi a Napoli, ella era ambiziosa, audace, rinunziava alle rosette e ai braccialetti di brillanti, ma voleva andare a Napoli; Grazia Orlando che aveva per lo appunto ventimila lire, la dote militare, pensava al suo bell’ufficiale biondo, dalla sciabola scricchiolante, tanto più bello di Vincenzino Sticco; Maria Orlando, più calma, meno sognatrice, calcolava che avrebbe avuto di sua parte Ciccillo Mosca, il primo dei tre fratelli Mosca, che, ogni tanto, nei caldi pomeriggi, veniva a passare sotto le sue finestre, alla Croce; Caterina Borrelli, troppo giovane ancora, aveva già l’aria disinvolta e presuntuosa delle ragazze napoletane, che fingono di burlarsi del matrimonio; Luisa Ciccarelli, la stupidona, tastava le stoffe per sentire se erano di seta, pensava se il merletto delle cortine si poteva imitare all’uncinetto, leg-