Pagina:Serao - Il romanzo della fanciulla, R. Bemporad & figlio, Firenze, 1921.djvu/263

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verso il cielo, con le bianche mani schiuse e distese che pareva salutassero la terra, la statua della Madonna cominciò ad elevarsi. Saliva lenta lenta, come librantesi e i potenti argani, con cui era tirata su, non si vedevano. Era vestita con la tunica rossa, col manto azzurro, e sorrideva al cielo e dava l’addio alla terra. Le campane della cattedrale, di San Carlo, della Croce, di Sant’Antonio, suonavano a gloria. Ardevano i fuochi incandescenti, gittando fiamme, sprizzando scintille, vomitando stelle: molti balconi avevano accesi i bengala. Nella piazza il popolo era inginocchiato, pregando, acclamando la Bella Mamma Assunta in cielo.

— Nelle vostre mani, Vergine Santa — pregava Emma, sul balcone — nelle vostre mani, io, e tutte quante. —

II.

La puerpera appoggiava il capo e le spalle a un grande mucchio di cuscini, dalle foderette di tela finissime, tutte adorne di ricami: le due mani bianchissime, esangui, si allungavano sulla larga trina antica, che formava la rimboccatura del lenzuolo, toccavano quasi il damasco azzurro della coperta. Ella portava una camiciuola di battista, tutta spumosa di merletti, sui capelli bruni, ondulati, una cuffietta di gala: e le dita, i polsi, le orecchie erano ornate di molte gemme. Ella