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— Nel calendario non v’è.
— Leggi il calendario francese: leggi il martirologio; vedrai se vi è.
— Se manca la santa, santificheranno te, Mimì.
— Certamente, per la pazienza che ho con te. —
L’idillio per un poco diventò drammatico. La biondina era furiosa, perchè Federico non avea un’oncia di serietà, scherzava su tutto, non si poteva esser sicuri di nulla, con lui; Federico, irritato, scrostava dei pezzi d’intonaco e li scagliava sulle lucertole dell’orto Oliver, ferocemente. Chiarina Oliver dovette interporvisi; a una certa ora della giornata, doveva sempre intervenire fra i due innamorati.
— Che vi hanno fatto le lucertole, Federico? — domandò Chiarina, ridendo.
— Nulla: è Mimì che è un diavolo, — borbottò lui.
— Benissimo, caro Federico: e tu lasciami stare.
— Ti lascio stare.
— Cercane un’altra.
— La cercherò!
— Peccato che la zia Assunta Astianese, la zitellona, si sia maritata l’anno scorso, col vecchio cancelliere; potevi prenderla tu.
— Hai ragione: ma scriverò a Teano, a donna Margherita Crocco, per chiederla.
— Chiedile tutte due. Margherita e Vincenzella, con la vigna e i quattrini, in tutto quindicimila ducati e centocinquanta anni.
— Sì, sì, mi conviene. — E si guardarono in cagnesco, Federico tirandosi nervosamente i ricci della zazzera e Mimì battendo il
18 — Il Romanzo della Fanciulla. |