Pagina:Serao - Il romanzo della fanciulla, R. Bemporad & figlio, Firenze, 1921.djvu/39

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telegrafi dello stato 35


cominciava con le parole: sino a quando, e finiva con le parole: in un mare di sangue, conteneva voti contro l’attuale ordine di cose, insultava le istituzioni ed eccitava gli spiriti alla rivolta. Subito le fiammelle del gas furono rialzate, i tasti cominciarono a stridere. Campobasso, Avellino, Cassino, Pozzuoli, Castellamare, Salerno, Caserta, Benevento, Reggio, Catanzaro, Aquila, Foggia, Bari, Bologna, Genova, Venezia, Ancona, Cosenza, Casoria, Potenza, Sora, Otranto, furono pronti a ricevere la circolare del sequestro: per cinque o sei minuti l’ufficio si rianimò, un fracasso, di trasmissione si diffuse per le due stanze, come un giocondo rinascer di attività. Indi un minuto di pausa e di silenzio: quindi uno stridìo metallico dei coltellini, i corrispondenti che ripetevano tutti, a Napoli, il numero del telegramma, il titolo del giornale, il suo numero, il titolo dell’articolo, le parole con cui principiava e con cui finiva, insomma le cose più importanti, per evitare errori. Qualche voce domandò che ora fosse e fu risposto: ore diciannove. Le fiammelle furono riabbassate, le ausiliarie si distesero di nuovo nelle poltroncine, riprendendo il filo del loro discorso o dei loro pensieri. Il corrispondente di Catanzaro aveva subito detto a Maria Morra, dopo il telegramma del sequestro:

— Valeva la pena di scomodarci per così poco!

— Che, scherzate? Chissà che vi sarà in quell’articolo, — aveva risposto Maria Morra.

Discussero di politica: Maria Morra odiava i repubblicani, li chiamava straccioni, il corrispondente era socialista. Il corrispondente di Cassino aveva anche