Pagina:Serao - Il romanzo della fanciulla, R. Bemporad & figlio, Firenze, 1921.djvu/65

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telegrafi dello stato 61


Ma qualcuna ci si divertiva a quel giuoco, di prender una scarica. Bastava toccare uno dei reofori, o il manico del tasto, o un bottoncino esterno della macchina, per sentire una piccola vibrazione, passante dalle dita al polso, dal polso alla nuca.

— Borrelli, Borrelli, non scherzate con le scariche elettriche: potreste essere fulminata.

— Sono cose che si raccontano, vice-direttrice. —

Maria Immacolata Concetta Santaniello si segnava a ogni tuono più forte e si vedevano le sue labbra muoversi, come per la preghiera. Peppina De Notaris, a ogni scarica elettrica, si arretrava con un lieve movimento di paura. Peppina Sanna aveva una smorfia nervosa della faccia, come se tutta quell’elettricità le si scaricasse nei nervi. Sofia Magliano, cercando invano di farsi rispondere da Cosenza, parlava, con Maria Morra, di quella bella Adelina Markò che nel mese di luglio aveva date le dimissioni e nel mese di agosto si era felicemente maritata con un giovanotto di Salerno, un negoziante: ella aveva dato un addio alle fisime sentimentali, per cui si attaccava al vedovo di quarant’anni ed era felice, adesso, come aveva scritto alla direttrice. Ora la più bella della sezione era Agnese Costa, una alta, snella, con un bel collo bianco, una nuca grossa e due grandi occhi grigi. Anche Emma Torelli si era fidanzata con un impiegato telegrafico e il matrimonio si doveva fare fra cinque o sei mesi. Discorrevano di questo, un po’ nervosamente, eccitate dalla fatica inutile di poter avere una risposta dai corrispondenti, dalle scariche elettriche e dalle cose che dicevano. La verità, sul caso della Juliano, non