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164 La Conquista di Roma


«L’onorevole Crispi è nella commissione del bilancio».

Tranquillamente l’essere scheletrito scrisse una altra scheda e la porse a un usciere.

«Scusi,» osservò quello, «non possiamo chiamare i signori ministri e specialmente il presidente del consiglio».

«E perchè?» fece lo spettro, meravigliato.

«È il regolamento».

Ma quello, sempre paziente, scrisse un altro nome e si mise a passeggiare su e giù, sorpassando la statura di tutti. Qualcuno cominciava ad andar via, trascinando il passo, portando seco la umiliazione di quella lunga attesa inutile; altri, prendendo una risoluzione disperata, uscivano di là per andare a piantarsi, nel freddo serale, innanzi alla porta di Montecitorio, aspettando i deputati all’uscita; altri, più timidi, restavano ancora: il gas dava un po’ di calore, alla fine della seduta qualche deputato sarebbe comparso. Un coupè si fermò davanti alla porta, restò chiuso, un servitore scese di cassetta, entrò, consegnò un biglietto ad un usciere e stette aspettando, con l’aria indifferente della gente comandata. Un usciere gridò: