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La Conquista di Roma 237


«Capisco queste cose: Oldofredi è un po’ vivace, Ella è giovane, avrà preso a male qualche scherzo. Bisogna badarci a queste cose, collega: domani i giornali parleranno, ne nascerà uno scandalo.»

«Spero di no: a ogni modo, non vi è rimedio.»

«Nessuno tratterrà Oldofredi dal dire che Ella, Sangiorgio, ha cercato questo duello per far del chiasso.»

E il presidente gittò uno sguardo scrutatore sulla faccia del deputato meridionale, ma vi lesse la indifferenza, l’impassibilità, e parve che rinunziasse al suo progetto di riconciliazione.

«E i padrini fissarono le condizioni?» domandò.

«Non ancora: ho convegno con loro alle undici,» e si levò per andarsene.

«Mi raccomando, non parli con giornalisti: un duello parlamentare è per loro un grande pascolo. Buona fortuna, onorevole collega.»

Sangiorgio se ne andò, sentendo che la freddezza della voce del presidente e la tranquillità taciturna dell’onorevole Freitag si equivalevano.

Nella via, sul Corso, si fermò, indeciso. Aveva dato convegno ai suoi padrini al caffè Ara-