Pagina:Serao - La conquista di Roma.djvu/451

Da Wikisource.

La Conquista di Roma 447

liarizzata, come da amico ad amico, senza parlar mai più dell’amore, senza pensarvi più, con una franchezza ingenua e feroce.

Non così Sangiorgio. Quella familiarità continua, quelle confidenze intime, quei colloqui solitari, in una stanzetta calda, con la bella signora del suo cuore, quella mano che ella gli lasciava baciare, quel braccio che si appoggiava così mollemente sul suo, quei capelli ondulanti sulla fronte che ella gli lasciava accarezzare; tutta questa umanità muliebre penetrava nel suo sangue e nei suoi nervi, rievocandone la forza e la gioventù.

Era un uomo, infine: e quando quel viso adorato si piegava sul suo, vicinissimo, per dirgli qualche cosa; quando sentiva l’odore di quei capelli salirgli al cervello; quando quel corpo sottile si arrovesciava sulla poltroncina sotto l’impeto di un singhiozzo, o per la scossa di una fresca risata; quando quella fronte bianca s’inchinava sotto il peso di una preoccupazione, — egli era lì lì per prendere Angelica nelle braccia, dolcemente, furiosamente, ma tenacemente.

Troppo la divina immagine era diventata buona, familiare, amichevole, perchè egli non sen-