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448 La Conquista di Roma

tisse la donna in lei, con tutte le sue attrazioni, con tutte le sue seduzioni; troppo vivevano insieme, soli, sicuri, perchè egli restasse sempre il cristiano che adora passivamente; troppo era vero e grande l’amore suo, perchè non mirasse, finalmente, ad avere, tutta sua, quella donna.

Invano egli voleva scacciare quella tentazione, richiamandosi all’anima i primi dolci tempi purissimi, quando l’amore fluttuava nei campi dell’idea e del sentimento: che anzi, troppo grande essendo stata la dedizione, ecco, adesso era impossibile levarsi Angelica dal sangue e dai nervi.

Invano, invano: l’assorbimento dell’anima, assoluto, buddistico, di cinque mesi, aveva portato con sè anche l’assorbimento di un solo desiderio; il temperamento robusto, sobrio, semplice, invano usciva da quella contemplazione spirituale, non sapendo volere altro. Ed erano lotte quotidiane per non far leggere la verità ad Angelica negli occhi desiosi, per non farle intendere il tremito delle labbra desiose, per impedire alle braccia desiose di stringerla in un abbracciamento. Era uomo, infine: e combatteva con la disperazione interna tanto della vittoria quanto della sconfitta. La dolce donna gli sor-