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La Conquista di Roma 67

ombra profonda che dava il velluto azzurro cupo, sul fondo a legno delle pareti.

Nell’emiciclo era scomparso il banco delle commissioni, l’arco di cerchio parallello ai settori; era scomparso il lungo banco dei ministri, quello che gli oppositori a oltranza chiamano il banco degli imputati: il piccolo scrittoio di mezzo, dove i tre stenografi scrivono, dandosi il cambio ogni cinque minuti, non vi era più. Tutto il palco della presidenza era scomparso. Al suo posto, una piattaforma larga a cui si ascendeva per quattro scalini, coperta da un tappeto rosso, si elevava: e su questa un enorme baldacchino di velluto rosso, frangiato d’oro, diviso in tre scompartimenti. Tutto questo rosso prendeva una grande cupezza dalla cupola che si avanzava molto e in quella penombra sacra di cappella, l’oro della poltrona reale luccicava come un reliquiario. A un livello più basso, fuori del baldacchino, a destra e a sinistra, vi erano due altre poltrone per i membri della famiglia reale.

I deputati stavano aggruppati nell’emiciclo, ritti su per le scalettine dei settori, riuniti presso le due scalee, a discorrere con le signore: alcuni erano saliti all’ultima fila e voltavano le spalle