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68 La Conquista di Roma

all’aula, discorrendo allegramente con le donne di una grande tribuna di legno, salutando un conoscente, sorridendo a un amico, ammiccando familiarmente a un cliente, a un elettore cui avevano procurato un biglietto. I dialoghi s’incrociavano, leggieri, frivoli, fra quelle donnine piene di frasi puerili, che si meravigliavano di tutto, che rideano di tutto, e quei deputati che cercavano di secondarle. Una signora brunettina, elegantissima, con un cappellino tutto intrecciato d’oro, si faceva indicare i deputati dall’onorevole Rosario Scalìa un deputato siciliano, tutto serio, corretto nel taglio del vestito, con l’aria di ufficiale in borghese, e una piccolissima margherita all’occhiello; e alle spiegazioni tranquille dell’onorevole Scalia, la brunettina si chinava, guardava con l’occhialetto, appuntando il musetto roseo e ridacchiando. — Oh! era quello l’onorevole Cavalieri, il calabrese, così ingenuamente goffo? — Un patriota? — Si, capiva bene, ammetteva i suoi meriti, ma aveva troppe decorazioni! — E l’omettino magro, dalla spazzola di capelli biondi tetro e dagli occhi grigi, era quello Guido Dalma, il deputato letterato che parlava alla Camera di Ofelia e alle signore della