Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
96 | la mano tagliata. |
stre, ma un po’ compromessa nelle ricchezze. I due giovani si erano incontrati e si erano piaciuti: si vedevano spesso e in quel giorno avevano rinunziato ad andare sopra il balcone delle Cacce o alle finestre del Circolo Bernini, per godersi, a piedi, il corso dei fiori.
Verso il caffè Aragno, l’ingombro delle vetture e dei pedoni era imponente. Non potendo andare più avanti, Alimena e Lambertini si fermarono, scambiando dei saluti e dei sorrisi con le carrozze dove passava un amico o un’amica. Giusto, una bellissima vettura tutta adorna di violette e di camelie, qualche cosa di ricchissimo e già sciupato dalla folla, si era fermata poco lontana da loro, e la dama, sola, che l’occupava, faceva loro dei segni amichevoli.
— Héliane Love! — disse Ranieri Lambertini, sorridendo. — Chiama voi.
— Me o voi, caro Ranieri!
— O ambedue!
— Ambedue, certo. Andiamo. —
E i due gentiluomini si avvicinarono, a stento, a traverso la folla, a traverso i mazzetti di fiori che piovevano da tutte le parti. Héliane Love tutta vestita di flanella bianca, un costumino da uomo, un cappellino bianco, aveva l’aria più graziosa e più sbarazzina del mondo.
La sua vettura era piena di fiori che le avevano lanciato e che ella lanciava, a sua volta, piena di piccole bomboniere.
— O Alimena, buon giorno; buon giorno, Lambertini, eccovi a piedi, come due filosofi! Che fate dunque?
— Filosofiamo, bella Héliane, — disse Ranieri, mentre Roberto Alimena, appoggiato allo sportello, sorrideva, torcendosi il mustacchio.
— E vi ammiriamo, — soggiunse galantemente Roberto.