Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/111

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la mano tagliata. 105


— Già, cristallini, — replicò Roberto, come in sogno.

— Uno sguardo orribile, terrificante! Un’altra volta, è strano, ho incontrato quest’uomo nelle scale della mia casa: mi sono precipitato dietro a lui, ma non l’ho potuto raggiungere.

— Fugge, sfugge.... — La terza volta, non lo credereste? Mi è parso di vederlo in chiesa, a san Pietro, dove conduceva alcune signore americane.

— Scomparso?

— Come un ago in un mucchio di paglia!

— San Pietro è grande.... — E, notate, amico mio, che io non sapevo, non so chi è costui, nessuno mi ha detto niente, nessuno mi ha avvertito.... eppure io sono convinto che costui è il persecutore mio e di Rachele! Vi sembro pazzo, eh?

— No, — rispose lentamente Roberto. — Mi sembrate savio. Queste intuizioni, questi presentimenti esistono. Io ne ho avuti.

— Anche voi? Allora mi comprendete! Ma vi è di più. Io avverto un fenomeno curioso. Vi è mai successo di penetrare in un ambiente assolutamente oscuro e di intendere che lì dentro vi è qualcuno? Voi non vedete e non udite nulla: ma avete la sensazione che vi sia qualcuno. Così, pel mio genio malefico. È giorno, nella via: è notte, in casa: sono solo, sono in compagnia; in qualunque stato, in qualunque momento, io sento che egli è attorno a me, non so dove, ma poco lontano!

— È strano, è strano, — mormorò Roberto.

— In questo minuto, vedete, egli è vicino a noi, — disse piano, Ranieri Lambertini. — Non avete udita la sua voce?

— Forse la conosco, — disse, pianissimo, Roberto Alimena.