Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/14

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8 la mano tagliata.


sente il peso e non ne apprezza i sentimenti. Roberto Alimena aveva lievemente amato, qua e là, ma l’amico devoto e a cui si è devoto, egli non lo aveva: ma l’amante passionale e di cui si è appassionato, non l’aveva mai avuta. Giammai egli aveva sognato il focolare domestico, non avendone mai posseduto. E rideva del matrimonio, come di varie altre cose serie dell’esistenza.

Mancavano pochi minuti alla partenza. Roberto Alimena comprò dei giornali francesi e inglesi dal venditore ambulante e salì nel suo scompartimento. Vi era solo. Aveva già regalato cinque lire al conduttore del treno, per restar solo; ma costui gli aveva garentito la solitudine alla partenza da Napoli, niente altro. Per viaggio.... si sarebbe veduto.

Roberto Alimena nel suo quieto egoismo, prima ancora che partisse il treno si era seduto al suo posto, coi piedi sullo scaldapiedi; si era messo un berretto di lana inglese, invece del cappello; si era avvolto le ginocchia e i piedi in un plaid di pelliccia e aveva appoggiato la testa a un lungo cuscino di pelle imbottito di piume, con cui egli viaggiava sempre. Era determinato a dormire, se poteva, sino a Roma. I forti guanti di pelle foderati di lana gli garentivano le mani: eppure egli s’infastidiva di doverle tener fuori del plaid per leggere e per fumare.

La partenza da Napoli avvenne un po’ dopo le tre, perchè all’ultimo momento si era dovuta aggiungere una carrozza, mentre Alimena restava rispettato e solingo nel suo scompartimento. Egli aveva guardato, con occhio distratto, tutto quel movimento, a traverso i cristalli: e non aveva neppure mandato un saluto a Napoli, mentre il treno si metteva in moto. Che gliene importava, infine, di Napoli? Chi ci lasciava, che cosa vi lasciava che gli premesse? In vero, proprio nulla.