Vai al contenuto

Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/152

Da Wikisource.
146 la mano tagliata.


— Ma siete conoscenze del conte? — disse lui, con un’ultima occhiata di diffidenza.

— Vedrete, vedrete quando verrà, — mormorò Rosa, crollando il capo.

Il portinaio si scostò un poco e lasciò entrare le due donne nel cortile; esse restarono sotto l’androne, non osando avanzarsi. Rachele aveva gittato un profondo sospiro di sollievo e le erano venute le lacrime agli occhi, per reazione. Il portinaio, un burbero falso, ora che le aveva fatte entrare, si sentiva disposto a trattarle bene. Qualche grave ragione aveva dovuto indurre quelle due donne a presentarsi in quell’ora. E avevano tanta asseveranza, nel dire che conoscevano il conte Ranieri! Lo aspettavano con tanta sicurezza! Mistero di amore, forse. Ma il portiere era sinceramente affezionato al suo padrone, che aveva visto bambino, e non voleva essergli sgradito. Salì due scalini e andò nella sua cameretta a prendere due sedie.

— Sedete, — disse.

Quelle ringraziarono, un po’ commosse. Il cammino e il turbamento avevano stancato ambedue. Sedettero. Il portinaio accese con flemma la sua pipetta inglese, dono del padrone.

— Quanto tarda, il conte! — disse Rosa per attaccar discorso.

— Spesso tarda, la notte, — rispose il portinaio.

— Fino a quest’ora?

— No; così tardi, mi sorprende, — egli disse, senza smuoversi.

Rachele sospirò.

— Sono giovanotti, — osservò il portinaio dopo una pausa.

— Il conte è un bravissimo giovane, — disse subito Rosa.

— Una perla, comare mia. Ma si sa, a quell’età, le circostanze possono essere tante, — e si tac-