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156 | la mano tagliata. |
— Vi sentite meglio?
— Così.... — Provate ad alzarvi.
— Non posso.
— Provate, — insistette il medico, con voce imperiosa.
— Sono tutto spezzato, nelle ossa: debbo avere qualche cosa d’infranto, — gemette il suicida.
— Non avete nulla di rotto; anche se lo aveste, vi dico di camminare! — replicò con tono di dominatore, il medico.
Il poveretto, difatti, lamentandosi, fece uno sforzo e si levò; vacillava; lo sorressero. Il medico gli strinse di nuovo la mano, trattenendola un poco fra le sue e ordinò:
— Camminate, camminate. —
Difatti, l’uomo camminò. Oramai, la folla si era dileguata, sorpresa di questo medico che guariva la gente senza medicina e che la faceva camminare per forza. L’uomo, inconsciamente, camminava quasi addormentato.
— Sentite, — disse il medico richiamandolo. — Non avete nè denaro, nè casa?
— No: niente.
— Eccovi dei denari, — soggiunse il dottore aprendo la sua pelliccia e cavando una banconota dal suo portafoglio. — Venite a trovarmi. Come vi chiamate?
— Angelo Henner.
— Che avete detto?
— Mi chiamo Angelo Henner.
— Non è possibile! — disse il medico impallidendo.
— Eppure così è, — mormorò il misero, con la sua voce monotona, di uomo che dorme e sogna.
— Henner, Henner?
— Sì: Henner.