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la mano tagliata. | 157 |
— Dove abitate?
— In via Huxley, numero diciannove. Ma verrò io, da voi, se permettete.
— No, no. Vi cercherò, addio.
— Grazie, signore.
— Non cambierete casa, almeno?
— No, signore.
— Aspettatemi: verrò in via Huxley, — soggiunse affrettatamente il medico.
E prima di andarsene, donò del denaro ai due barcaiuoli che, oramai, erano restati i soli spettatori di quella scena. Però, prima di risalire nel suo cab, il dottore prese le due mani dell’operaio salvato, le tenne fra le sue un momento, parlando a voce pianissima e guardando negli occhi il giovane Angelo Henner. Costui si scosse, di nuovo, e senza parlare, senza salutare, riprese la sua via, come un’automa.
Il dottore risalì nell’hansom-cab e dette l’indirizzo di casa. Richiudendo le due porte a cristalli, tirò anche le tendine. Voleva rimanere un poco isolato, nella sua carrozza. Difatti, solo, una orribile angoscia si dipinse sul suo volto.
— L’ho salvato io! L’ho salvato io! — disse, parlando a voce alta, come uno che farnetichi.
Egli si passò due o tre volte la mano sulla fronte, quasi a discacciarne i pensieri gravi e dolorosi che lo offuscavano. Ma più scorreva il tempo e più il suo volto si imponeva, pensando allo stranissimo caso che gli era occorso.
— Lui! Proprio lui! Misero, senza lavoro, senza pane, suicida. —
E come un sottil velo di lacrime intorbidò quegli occhi verdi e cristallini. Marcus Henner quasi piangeva.
Quando l’hansom-cab di Marcus Henner giunse al superbo palazzo che egli abitava, in Broadway, il quartiere ricco e aristocratico, il volto del me-