Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/170

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164 la mano tagliata.

sa di Lewis. Certo, rimescolava in sè i più strani pensieri, giacchè l’espressione del suo volto si mutava sempre. Infine, si levò da sedere e andò a una libreria, cavandone uno dei grossi volumi in pergamena; lo appoggiò sopra un leggìo, alto quanto la sua deforme persona, e lo sfogliò. Lesse qualche foglio, in piedi, ritto innanzi a quel mobile; aveva la testa appoggiata alla mano, come se meditasse, anche. Lasciò il libro e si avvicinò di nuovo al tavolino da scrivere.

Da una cassaforte, perfettamente dissimulata nel muro, come era la porta per cui era entrato Lewis, egli, col capo nascosto nel vano, cavò fuori un sottil foglio di pergamena gialla come quella del volume, un pennellino e una fialetta piena a metà di un liquido rosso.

Lentamente, cominciando dal piede del foglio e andando da destra verso sinistra, egli cominciò a scrivere, cioè a dipingere dei caratteri, col pennellino, su quella pergamena: e tutta la sua attenzione si portava sulla sua opera, i suoi occhi verdi scrutavano quel foglio, quelle parole vergate. Ogni tanto bagnava il pennellino nel liquido. Pareva sangue. Mentre scriveva, fu bussato alla porta dello studio, pian piano.

— Avanti, — disse Marcus Henner, neppure levando la testa dalla pergamena che stava miniando.

Un cameriere entrò, in grande livrea.

— Che vuoi, John?

— Vi è molta gente, fuori, Eccellenza: e aspetta da gran tempo.

— Non voglio veder nessuno, oggi.

— Eppure Vostra Eccellenza ha dato una quantità di appuntamenti per oggi.

— È vero; manda via tutti quanti.

— Eccellenza....

— Che è? Non replicare!

— Vi è quella povera signora.... Mistress Jack-